Mi è arrivata una mail del MIBAc e ne giro il contenuto
Rossella
L’Aquila: Convegno sul recupero dei beni culturaliPubblicato il 30 ottobre 2009
Il terremoto dell’Aquila ha avuto come effetto non secondario la chiamata a raccolta delle migliori intelligenze italiane, dall’aspetto ingegneristico a quello tecnologico. Un discorso che può essere esteso anche all’ambito storico-artistico, che ha mostrato quante e quali siano le eccellenze statali in grado di intervenire anche nei contesti più difficili. Alle tante realtà che in questi sei mesi hanno lavorato sotto traccia, lontano dai clamori della ribalta, viene data voce oggi nel convegno “Sisma in Abruzzo: il recupero del patrimonio culturale. Beni Artistici, Storici, Archeologici, Archivistici e Librari”, che si tiene a Firenze nell’ambito del Salone dell’arte e del restauro. Una tribuna per presentare gli interventi realizzati, dalla schedatura alla messa in sicurezza al restauro dei beni mobili danneggiati e recuperati dopo il terremoto. “Metteremo in evidenza ciò che abbiamo fatto sul patrimonio mobile, come gli sgomberi fatti coi vigili del fuoco e i volontari Legambiente, la messa in sicurezza del materiale recuperato e i nuovi ricoveri in cui è stato collocato il materiale più prezioso - anticipa al VELINO Luciano Marchetti, vicecommissario della Protezione civile con delega ai Beni culturali -. Abbiamo messo in sicurezza 250 su 700 e dobbiamo sbrigarci perché l’arrivo dell’inverno rallenterà molte operazioni e aggraverà la situazione. Entro la fine dell’anno speriamo di riuscire a terminare”.
Finora undici squadre dei vigili del fuoco hanno lavorato contemporaneamente in altrettanti cantieri fra la città e il circondario utilizzando progetti fatti dal vice commissariato. “Ma adesso contiamo di accelerare il passo - aggiunge Marchetti -: gli interventi più complessi sono terminati e inoltre abbiamo aperto anche alle imprese. Per la rimozione delle macerie, i pompieri hanno lavorando in quota dall’esterno con le gru ma fondamentali sono state anche le operazioni di sgombero, effettuate entrando all’interno di strutture pericolanti, per quanto puntellate. Le università, come Torino Milano, Perugia, Roma e Napoli solo per citarne alcune, hanno dato il loro contributo, con progetti ad hoc per la messa in sicurezza dei siti più a rischio. Come accaduto per i quadri del Duomo, che abbiamo spostato nel deposito del Vescovado, o per il Museo nazionale d’Abruzzo, che in tre mesi abbiamo trasferito a Celano entrando in un’ala della Fortezza spagnola che stava crollando”.
E proprio Celano è diventato così il centro nevralgico delle opere d’arte lesionate, convogliate nel museo Preistorico delle Paludi dalle chiese della città e della provincia: dipinti su tela, su tavola, statue lignee e in terracotta oltre ad opere scultoree, in pietra, del Novecento. L’Istituto superiore per la conservazione e il restauro vi ha avviato un laboratorio di pronto intervento, avvalendosi della collaborazione dell’altra eccellenza italiana nel campo del restauro, l’Opificio delle Pietre dure di Firenze. Da maggio, restauratori volontari fanno la spola con Celano dalla Capitale e dal capoluogo toscano. “Prima ancora che partisse il progetto ‘Sisma Abruzzo avevano dato la loro disponibilità 36 restauratori - dichiara al VELINO la direttrice dell’istituto fiorentino, Isabella Lapi -. In base alle particolari esigenze di restauro, finora ne abbiamo mandati 23, di tutti i settori dell’Opificio: terracotta, pittura murali, dipinti, perfino il nostro climatologo per valutare la conservazione preventiva. Partono a piccoli gruppi e restano in Abruzzo una settimana. Ogni bene danneggiato è stato documentato con una scheda di rilevamento e una particolare classificazione danno, poi sono seguite le operazioni conservative di tipo cautelativo per evitare l’aggravamento”.
Particolare anche il caso dell’archivio di Stato, che aveva sede nel Palazzo della Prefettura: con la collaborazione di un’impresa privata, in poche settimane tutto il materiale è stato trasferito risistemato e reso consultabile in un capannone industriale a Bazzano. Qualche problema sconta invece il recupero dei beni librari: gran parte dei siti delle 33 biblioteche fra comunali, diocesane o private della provincia dell’Aquila, che in tutto contengono circa due milioni di volumi, ancora non sono neppure stati messi in sicurezza.
fonte dati: Il Velino
http://www.beniculturali.it/mibac/expor ... 84648.html