Petizione libera circolazione fotografie BBCC DM 161/2023

Re: Petizione libera circolazione fotografie BBCC DM 161/202

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 02/12/2023, 17:24

Lettera del coordinamento MAB al Ministero della cultura in merito al DM 11 aprile 2023, n. 161 “Linee guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali”

Al Ministro della Cultura
Al Capo di Gabinetto
Al Capo Ufficio Legislativo
Al dirigente delegato dell’Istituto centrale per la Digitalizzazione del patrimonio culturale (Digital Library)
Al Presidente del Consiglio Superiore per i Beni culturali e paesaggistici
Ai presidenti dei Comitati tecnico-scientifici del Consiglio Superiore per i Beni culturali e paesaggistici

Lo scorso aprile le associazioni MAB (AIB, ANAI, ICOM), insieme a numerose altre associazioni di professionisti dei beni culturali, società di storici e consulte universitarie, avevano contestato pubblicamente l’adozione del DM 161/2023 (Linee guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali) perla rimozione delle gratuità fino ad allora garantite alla pubblicazione di immagini di beni culturali statali e per le pesanti ripercussioni che il decreto avrebbe causato sulla ricerca scientifica, sull’editoria culturale nonché sulla libera manifestazione del pensiero.

Nonostante il dissenso manifestato, a distanza di quasi otto mesi quel decreto è rimasto pienamente operativo e ancora si attende una risposta dal Ministero rispetto sia alle obiezioni allora mosse dalle associazioni sia alle richieste di un confronto diretto con l’amministrazione. Nel frattempo, un buon numero di istituti ministeriali ha progressivamente recepito il decreto all’interno dei propri regolamenti relativi alle riproduzioni, facendo emergere all’atto dell’applicazione numerose contraddizioni opportunamente rilevate sia in sede di discussione scientifica sia sulla stampa generalista. Esse derivano principalmente dall’adozione del sistema dei coefficienti e dalla distinzione tra riproduzione a scopo di lucro/non a scopo di lucro in luogo della – più funzionale – distinzione tra acquisizione e modalità d’uso delle riproduzioni, come pure dalla mancata regolamentazione delle tariffe d’uso relative alle riproduzioni oggetto di download o di esecuzione in proprio da parte degli utenti. Tali criticità si sarebbero potute evitare qualora il decreto fosse rimasto coerente (malgrado i richiami nel testo) alle “Linee guida per l’acquisizione, la circolazione e il riuso delle riproduzioni dei beni culturali in ambiente digitale” allegate Piano Nazionale Digitalizzazione (PND) che ne avrebbe dovuto rappresentare il necessario e più logico presupposto.
Peraltro, il PND, nato per essere il contesto strategico di riferimento per la realizzazione degli obiettivi del PNRR – Investimento M1C3 1.1 “Strategie e piattaforme digitali per il patrimonio culturale”, a differenza del decreto è l’esito di un’elaborazione condivisa tra rappresentanti degli organi centrali e periferici del Ministero ma anche di un confronto fruttuoso operato con Regioni e Enti locali e con le associazioni dei professionisti dei beni culturali in un’ottica di Open Government.
Già lo scorso anno la Corte dei Conti aveva invitato il Ministero ad “abbandonare i tradizionali paradigmi “proprietari”, in favore di una visione del patrimonio culturale più democratica, inclusiva e orizzontale” anche in considerazione del fatto che generalmente “il rapporto tra costi sostenuti per la gestione del servizio di riscossione e le entrate effettive generate è a saldo negativo” (Deliberazione n. 50/2022/G). La Corte di recente è tornata sull’argomento (Deliberazione n. 76/2023/G) bocciando espressamente il decreto in questione, il quale incide negativamente “su temi centrali connessi allo studio ed alla valorizzazione del patrimonio culturale nazionale, nonché ad una più ampia circolazione delle conoscenze” in quanto appare “non tener conto né delle peculiarità operative del web, né del potenziale danno alla collettività da misurarsi anche in termini di rinunce e di occasioni perdute; ponendosi, così, in evidente contrasto anche con le chiare indicazioni che provengono dal Piano Nazionale di Digitalizzazione (PND) del patrimonio culturale”. La deliberazione richiama anche la necessità di dare seguito alla direttiva (UE) 2019/1024 sul riuso dei dati della pubblica amministrazione e di promuovere licenze Open Access. Con una significativa inversione di prospettiva la Corte dei Conti sembra non rinvenire più un danno erariale nel ricorso a licenze di libero riuso, le quali possono al contrario tradursi in una fonte significativa di risparmi per la pubblica amministrazione oltre che un incentivo allo sviluppo culturale, sociale ed economico per la società in una logica win-win.
A ciò si aggiunga che le recenti modifiche al PNRR, valutate positivamente dalla Commissione europea proprio in questi giorni, prevedono strategicamente un incremento degli investimenti a sostegno della transizione digitale, per l’efficienza della PA e per lo sviluppo delle competenze digitali e tecnologiche. Può dunque il settore dei beni culturali, che ha colto precocemente le opportunità fornite proprio dal PNRR per spingere verso l’innovazione e l’accessibilità del patrimonio, essere frenato da una regolamentazione anacronistica e (a detta della Corte dei Conti) palesemente antieconomica?
Tutto ciò considerato, per le ragioni di opportunità sopra evidenziate, le associazioni MAB chiedono al Ministro della Cultura di rivedere integralmente il decreto il DM 161/2023, ben al di là degli annunciati ritocchi in materia di pubblicazione, per riallinearlo ai contenuti e alla struttura delle Linee guida del PND (e a tutte le gratuità ivi previste) nonché di rendere vincolanti tali Linee guida. Le associazioni MAB chiedono infine, in coerenza con i rilievi della Corte dei Conti, di affiancare all’etichetta “Beni Culturali Standard” (BCS) la possibile adozione di licenze aperte (Open Access) per il rilascio di immagini di beni culturali statali e dichiarano la propria disponibilità a collaborare con il Ministero al fine di pervenire a una soluzione condivisa nell’interesse di tutti.

28 novembre 2023

Laura Ballestra, La Presidente AIB
Erika Vettone, La Presidente ANAI
Michele Lanzinger, Il Presidente ICOM Italia


Rassegna stampa:
Finistra sull'Arte, 28/11/2023
Sergio P. Del Bello
Amministratore
 
Messaggi: 7456
Iscritto il: 25/02/2009, 18:18

Re: Petizione libera circolazione fotografie BBCC DM 161/202

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 26/11/2023, 2:25

Avvenire, 24/11/2023, Alessandro Beltrami

Musei. La Corte dei Conti contesta il Mic sulle immagini a pagamento dei beni culturali

I magistrati contestano il Tariffario del Ministero della Cultura per le fotografie di opere d'arte e documenti: antieconomico e anacronistico. E la lotta per il controllo si rivela un salasso.

Riproduzioni a pagamento e ostacoli al riuso delle immagini dei beni culturali di proprietà pubblica? Alla Corte dei Conti proprio non piacciono. La magistratura al controllo economico finanziario ha bocciato l’ormai famigerato Decreto ministeriale 161 del 11 aprile 2023 (vale a dire le “Linee guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e ai luoghi della cultura statali”) con cui il ministero della Cultura ha introdotto un regime oneroso non solo per pubblicare ma anche solo per ottenere (persino se la foto te la fai da solo) ai semplici fini di studio una immagine di opere d’arte e beni librari e archivistici. Ne abbiamo parlato più volte nei mesi scorsi (per esempio qui e qui). Già nell’ottobre 2022 la Corte si era espressa con parere preventivo sulle “Spese per l’informatica con particolare riguardo alla digitalizzazione del patrimonio culturale italiano - 2016-2020” osservando come “le trasformazioni radicali che il digitale ha prodotto nella nostra società invitano dunque ad abbandonare i tradizionali paradigmi “proprietari”, in favore di una visione del patrimonio culturale più democratica, inclusiva e orizzontale. Le forme di ritorno economico basate sulla “vendita” della singola immagine appaiono anacronistiche e largamente superate poiché, peraltro, palesemente antieconomiche”. Ora nella recente delibera sugli “Esiti dell’attività di controllo svolta nell’anno 2022 e le misure consequenziali adottate dalle amministrazioni” ha bocciato senza appello il Tariffario, osservando come sia in palese contrasto con il “Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale”, adottato nel giugno 2022 dall’Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale - Digital Library nell’ambito delle misure previste dal Pnrr, dopo una lunga e condivisa discussione. Il documento spingeva verso l’implementazione, scrive la Corte dei Conti, “del coordinamento delle politiche di digitalizzazione del patrimonio culturale, nella consapevolezza che il tema dovrà essere al centro delle politiche ministeriali con uno sguardo necessariamente intersettoriale”. I giudici infatti hanno osservato che “appare in controtendenza l’adozione del recente decreto Ministeriale con il quale è stato sostanzialmente introdotto un vero e proprio “tariffario” nel campo del riuso e della riproduzione di immagini; così incidendo su temi centrali connessi allo studio ed alla valorizzazione del patrimonio culturale nazionale, nonché ad una più ampia circolazione delle conoscenze. Il diritto comunitario ha sempre fornito precise indicazioni (da ultimo vds. Direttiva (UE) 2019/1024– Public Sector Information) in tema di libero riuso (Open Access), anche a fini commerciali, delle riproduzioni digitali prodotte dagli istituti culturali pubblici per fini di pubblica fruizione.”
La Corte dei Conti richiama all’attenzione tutti i punti vulnerabili della questione, dall’Open Access alla natura di pubblico dominio delle opere e dei documenti: non solo la legislazione italiana dei beni culturali appare anacronistica, ma i decisori continuano a opporre una contrarietà continuamente smentita dalla prova dei fatti e dalle politiche europee.

Per la Corte dei Conti non solo l’Open Access è previsto dalla normativa comunitaria ma “ha da tempo dimostrato di essere un potente moltiplicatore di ricchezza non solo per le stesse istituzioni culturali (si vedano le ben note best practices nazionali ed internazionali), ma anche in termini di incremento del Pil ed è quindi considerato un asset strategico per lo sviluppo sociale, culturale ed economico dei Paesi membri dell’Unione”. Senza contare che l’estensione della tutela alle opere d’arte del diritto di immagine in nome di un opinabile principio di “decoro” è giudicata da molti esperti priva di reali basi giuridiche. Il nodo è che da una parte nella società digitale è pressoché impossibile ottenere il totale controllo sull’immagine, e dall’altra, salvo qualche sporadico caso, la vendita delle immagini – come ricordava la stessa Corte dei Conti – non è redditizia (e si evita qui di sollevare se la giusta questione della sostenibilità di musei, archivi e biblioteche coincida con la loro “redditività”, termine esplicitamente usato in questi casi dai funzionari ministeriali). Insomma, i costi per far funzionare tutta la macchina delle richieste e delle concessioni sono più alti dei ricavi.
Senza contare il moltiplicarsi dei casi – kafkiani nelle dinamiche ma onerosi non solo per l’utenza ma anche per gli enti, che vedono moltiplicarsi inutilmente le scartoffie digitali – di chi necessità di un’immagine, come quello raccontato giusto un mese fa da Gian Antonio Stella sul “Corriere della Sera” dell'odissea burocratica di una docente per pubblicare a corredo di un articolo su una piccola rivista culturale alcune foto che aveva scattato lei stessa negli Archivi di Stato di Venezia.
Il problema è che, con un moto di tipo centralista, il Tariffario è obbligatorio e sottrae ai singoli enti la possibilità di ricorrere a eventuali logiche di gratuità. La cosa paradossale è che lo stesso ministero si trova ad ammettere l’antieconomicità della stretta sull’uso di immagini di opere di proprietà pubblica ma cadute in pubblico dominio. Riguardo al processo in corso a Stoccarda sull’impiego dell’Uomo vitruviano di Leonardo da parte della Ravensburger senza l’autorizzazione delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, lo scorso 27 ottobre il capo dell’ufficio legislativo del MiC Antonio Leo Tarasco, nel corso del convegno a Firenze “Il tesoro nascosto. Redditività economica del patrimonio culturale italiano e strumenti di tutela”, ha affermato che «Al 99% la causa a Stuttgart la perderemo. Io ho assistito all’udienza e le cose si mettono – secondo me – non proprio benissimo perché i giudici tedeschi non intendono minimamente (da quello che io ho percepito) lasciare che una propria società sottostia alla giurisdizione di un altro Paese. Dalla discussione è emerso il loro dubbio e il loro atteggiamento, molto problematico (…). Comunque secondo me perdiamo, avendo vinto in Italia». Per quanto forse il motivo di una eventuale sconfitta, più che una gelosia protezionistica, possa essere proprio il problema di un impossibile, inesistente copyright, è ancora più interessante quanto Tarasco ha spiegato poco dopo: «Per difendere l'Uomo vitruviano abbiamo dovuto spendere decine di migliaia di euro.
L'Avvocatura dello Stato non ti difende perché è fuori dai confini nazionali. Quindi devi cercare un avvocato straniero, ingaggialo, pagalo, paga i servizi di traduzione. Tutto questo costa. Chi lo paga? Lo paghiamo noi. Allorquando la Galleria dell'Accademia di Firenze si è rivolta al giudice fiorentino... tutta questa attività chi la paga? La distrazione degli impiegati nello scrivere le memorie a favore dell'avvocatura, e gli avvocati dello Stato chi li paga? C’è un vulnus e va colmato. Come non lo so. C'è un problema effettivamente di modalità della tutela». Lo stesso Tarasco - dopo aver osservato che tutte le sentenze in Italia si concentrano a Firenze mentre altrove non ce ne sono - invoca a questo riguardo l’intervento in automatico della Corte dei Conti. La stessa però che ha bocciato su tutta la linea l’impianto del Tariffario ministeriale. Pare lecito chiedersi a questo punto dove stia l’eventuale danno erariale, se nel mancato profitto o nella spesa.
Sergio P. Del Bello
Amministratore
 
Messaggi: 7456
Iscritto il: 25/02/2009, 18:18


Re: Petizione libera circolazione fotografie BBCC DM 161/202

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 21/06/2023, 2:13

Dibattito mercoledì sul decreto antiricerca del legislativo @MiC_Italia che abolisce tutte le gratuità già previste per pubblicare immagini di beni culturali pubblici. Bene che università dica la sua!
@g_sangiuliano ritiri il decreto: esiste un Piano Nazionale Digitalizzazione
Allegati
imago1161.JPG
imago1161.JPG (66.14 KiB) Osservato 2088 volte
Sergio P. Del Bello
Amministratore
 
Messaggi: 7456
Iscritto il: 25/02/2009, 18:18

Re: Petizione libera circolazione fotografie BBCC DM 161/202

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 04/06/2023, 21:04

Documento inviato al Ministro della Cultura e ai membri del Consiglio superiore beni culturali e paesaggistici.

Ha aderito l'ANAI e molte altre associazioni di rappresentanza dei professionisti dei BBCC oltre a società scientifiche e consulte universitarie.
Le norme del DM 11 aprile 2023 non potranno non penalizzare la ricerca e la pubblicistica relativa al patrimonio culturale e, nello specifico, a quella fondamentale componente conservata negli archivi e nelle biblioteche italiane.
Allegati
Sul_DM_11_aprile_ 2023_n.161.pdf
(526.19 KiB) Scaricato 24 volte
imago1149.JPG
imago1149.JPG (38.94 KiB) Osservato 2107 volte
Sergio P. Del Bello
Amministratore
 
Messaggi: 7456
Iscritto il: 25/02/2009, 18:18

Re: Petizione libera circolazione fotografie BBCC DM 161/202

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 29/05/2023, 9:31

Il CUN Consiglio Universitario Nazionale sul tariffario ministeriale che impone tariffe sulla pubblicazione editoriale (anche scientifica) delle immagini di beni culturali statali. Purtroppo il tariffario non è "fake news", e le critiche non sono strumentalizzazione politica ma derivano dalla lettura del decreto.
@Fotoliberebbcc
Allegati
imago1143.JPG
imago1143.JPG (75.22 KiB) Osservato 2130 volte
imago1144.JPG
imago1144.JPG (63.69 KiB) Osservato 2130 volte
Sergio P. Del Bello
Amministratore
 
Messaggi: 7456
Iscritto il: 25/02/2009, 18:18

Petizione libera circolazione fotografie BBCC DM 161/2023

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 24/05/2023, 8:39

Roars, Andrea Brugnoli, 23/05/2023

Appello “per la libera circolazione delle immagini del patrimonio culturale pubblico”

Le società di storici e le associazioni dei professionisti di beni culturali hanno promosso un appello nel quale si chiede al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e alla Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini di rettificare il nuovo tariffario ministeriale sulle riproduzioni di beni culturali statali adottato dal Ministero della Cultura (DM 11 aprile 2023, n. 161) perché dannoso per l’attività di ricerca.

Il decreto in questione, come ha già ricordato su ROARS Paolo Liverani, non solo ha determinato rincarato l’entità dei rimborsi di fornitura di immagini da parte di musei, archivi e biblioteche, ma soprattutto ha introdotto ex novo tariffe per la pubblicazione di immagini di beni culturali statali, anche all’interno di quei prodotti editoriali sinora esentati dal pagamento di diritti (riviste scientifiche e monografie al di sotto dei 70 euro e delle 2000 copie di tiratura). La rimozione delle gratuità che sinora erano state garantite, penalizzerà la ricerca e, con essa, la valorizzazione del patrimonio culturale. Per i ricercatori sarà quindi inevitabilmente più costoso e faticoso pubblicare testi accompagnati da riproduzioni di beni culturali.

Il decreto contraddice inoltre le Linee guida per l’acquisizione, la circolazione e il riuso delle riproduzioni dei beni culturali in ambiente digitale, emanate la scorsa estate dallo stesso Ministero della Cultura a seguito di un ampio dibattito interno ed esterno all’amministrazione, nel quale era appena stata prevista la gratuità per qualsiasi prodotto editoriale, indipendentemente dalla tipologia, prezzo di copertina o tiratura. Viene altresì ignorato l’invito rivolto dalla Corte dei Conti agli istituti ministeriali ad abbandonare i paradigmi proprietari tradizionali per adottare licenze Open Access al fine di rendere liberamente riutilizzabili le digitalizzazioni in rete di beni culturali pubblici per qualunque scopo. Ciò anche in considerazione del fatto che, in molti casi, “il rapporto tra costi sostenuti per la gestione del servizio di riscossione e le entrate effettive generate è a saldo negativo” (Delibera n. 50/2022/G).


FCdA Federazione Consulte Universitarie di Archeologia ha lanciato questa petizione
Sergio P. Del Bello
Amministratore
 
Messaggi: 7456
Iscritto il: 25/02/2009, 18:18


Torna a Segnalazioni in rete e digitali

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron