La Repubblica - Milano, 07/07/2019
Dai delitti delle Br alle trame della P2: la storia italiana negli archivi del tribunale di Milano
Nell'ufficio corpi di reato sono custoditi i volantini delle Br, i nastri con le telefonate minatorie a Giorgio Ambrosoli, la bici del terrorista Alunni e tantissimi documenti legati alle inchieste sugli anni di Piombo
Il pacco 51186 è alto e largo come una risma di carta. E quella contiene, grosso modo. Volantini, appena più di un migliaio: "nr. 320 rinvenuti in data 25.4.78 alle ore 7,00 in piazza S.Babila; nr. 188 in Piazza Beccaria...". Così usava allora, con le rivendicazioni degli omicidi delle Brigate Rosse lasciate a mazzi in vari punti della città. Per dimostrare, anche in questo modo, che loro - i brigatisti - la città la controllavano e si muovevano come volevano. In quel mattino di martedì, con Milano e l'Italia appese da quaranta giorni alle sorti di Aldo Moro, l'omicidio del maresciallo Francesco Di Cataldo della Penitenziaria di San Vittore era già vecchio di cinque giorni, già dimenticato. Quei deliri con la stella a cinque punte lo additavano come "torturatore" della colonna Walter Alasia. Non era vero, lo sapevano soprattutto i detenuti. Digos, carabinieri e vigili raccolsero quei 1.025 fogli. Divennero un unico corpo di reato da conservare fino al processo
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Due scaffali enormi, sono quelli su cui sono appoggiati i reperti degli Anni di piombo. I pezzi superstiti. Quelli non ancora reclamati da nessuno, non restituiti agli aventi diritto, non ancora consegnati a un museo, a una fondazione, alla storia. Giacciono, affidati alle metodiche cure del magistrato Alfredo Nosenzo, del funzionario Giannino Talarico e della mezza dozzina di impiegati chiamati a gestire enormi spazi e volumi di oggetti per contro del presidente del tribunale, Roberto Bichi.
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