Riforma del MIBACT: stato dell'arte

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Re: Riforma del MIBACT: stato dell'arte

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 22/09/2019, 22:48

Il decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104 (G.U. n. 222 del 21
settembre) riporta la competenza del turismo in capo ai Beni culturali.
La nuova denominazione del dicastero è

Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo

L'art. 1, comma 4, prevede il riordino dell’organizzazione del
Ministero (l'ultima, com'è noto, risale agli inizi di agosto).
È prevista una nuova organizzazione pure del Ministero dell’istruzione,
dell’università e della ricerca (art. 6).
Nella stessa gazzetta è pubblicato anche il decreto-legge 21 settembre
2019, n. 105, «Disposizioni urgenti in materia di perimetro di
sicurezza nazionale cibernetica» per la sicurezza delle reti di
comunicazione elettronica.
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Re: Riforma del MIBACT: stato dell'arte

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 04/09/2019, 13:54

ANAI - Comunicato del direttivo nazionale ANAI sulla riorganizzazione del MIBAC

Roma, 2 settembre 2019

Nello scorso mese di maggio, quando fu presentata per la prima volta la bozza di DPCM di riorganizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali, un coro di critiche, si levò per segnalare le numerosissime tare del provvedimento, da parte dei sindacati, del Consiglio superiore per i beni culturali e dei Comitati tecnico-scientifici. L'ANAI sottopose all'attenzione del Ministero una dettagliata analisi delle criticità rilevate per gli archivi; le stesse critiche furono rilevate dal Comitato tecnico scientifico di settore e da molti altri interlocutori con significativa convergenza.

Esse erano solo la spia di un più generale contesto nel quale, come denunciato dallo storico Giovanni De Luna dalle colonne de La Stampa lo scorso 1° agosto, "il ruolo degli Archivi di Stato appare come svuotato dall'interno" infliggendo "una ferita culturale i cui aspetti concreti sono sotto gli occhi di tutti". L'estinzione di personale dirigenziale, di archivisti di Stato, di custodi e di personale amministrativo si aggiunge alla mancanza di nuovi depositi che possano accogliere la documentazione destinata alla conservazione permanente e alla pubblica fruizione, il tutto nel quadro di una povertà di risorse, materiali e culturali, che rende sempre più difficili effettuare gli interventi di ordinamento, inventariazione e, più in generale, di tutela della nostra Storia. Sarà ben difficile salvare gli archivi per la posterità se continueremo ad annichilirli nel presente.

Nonostante tutto questo, il DPCM è stato emanato pressoché invariato il 19 giugno scorso. Si disse allora che le osservazioni sarebbero state tenute in considerazione nel successivo D.M. di articolazione degli uffici.

Riceviamo ora, tramite i sindacati, l'atteso schema di D.M., messo a punto nel bel mezzo della crisi di governo, praticamente in articulo mortis del medesimo, trasmesso dagli uffici del MiBAC con una nota del 14 agosto scorso. È singolare e scoraggiante rilevare come permangano le criticità individuate per il settore archivi a quattro anni dalla riforma Franceschini (infelicissimo accorpamento di Soprintendenze, ancor più deleterio accorpamento di quella siciliana con l'Archivio di Stato di Palermo, di fatto depotenziando le possibilità di intervento dell'unico ufficio statale di tutela nella regione autonoma e molto altro), e come la disattenzione istituzionale abbia prodotto una proposta ancora più inadeguata di quanto immaginato, i cui effetti definiscono palesi distorsioni di organizzazione e competenze.

Infatti, con riferimento alle attribuzioni della Direzione generale Archivi si assiste al paradosso che il solo Servizio I Organizzazione e funzionamento (i cui compiti sono essenzialmente di tipo contabile e di gestione del personale e non è di norma diretto da un dirigente archivista) è abilitato all' "Elaborazione di direttive e circolari esplicative nelle materie di competenza della Direzione generale Archivi" (materie essenzialmente di tipo tecnico-archivistico), mentre risulta radicalmente depotenziato l'unico servizio tecnico diretto da un dirigente archivista, ossia il II, Patrimonio archivistico, costretto a raccordarsi con I' Unità per la programmazione, l'innovazione e la digitalizzazione dei processi presso il Segretariato generale per attività squisitamente scientifiche, da sempre e in tutto il mondo affidate esclusivamente agli archivisti, ovvero l'"Elaborazione di metodologie archivistiche relative all'attività di riordinamento e inventariazione ". E' evidentemente sfuggito all'estensore del testo, ignaro dell'abc del lavoro archivistico, il fatto che l'attività cui si fa riferimento riguarda gli archivi storici e si sostanzia in primo luogo in una ricostruzione storica delle istituzioni e dei soggetti che hanno prodotto gli archivi del passato, per giungere ad una loro descrizione (effettuata secondo regole internazionalmente condivise) che li renda utilizzabili dagli studiosi.

Perché mai un simile lavoro scientifico debba "raccordarsi" con una Unità che "cura il coordinamento dei sistemi informativi del Ministero; promuove e coordina la ricognizione storica e la digitalizzazione, ad opera delle direzioni generali, ciascuna nel proprio ambito di competenza, dell'attività amministrativa posta in essere dallo Stato nella tutela del patrimonio culturale; promuove e coordina la digitalizzazione, ad opera delle direzioni generali, del patrimonio culturale nazionale" è cosa francamente assai poco comprensibile.

Scompaiono tutti gli altri compiti che il corrispondente DM del 2014 attribuiva al Servizio II (che per comodità si riportano in appendice, segnalando in grassetto le parti eliminate) privando l'intero settore di una connotazione tecnica necessaria a garantire sostanza, consapevolezza e futuro ai nostri archivi.

Chi farà tutto questo? Il Direttore generale da solo? Questi compiti, che costituiscono il nocciolo della tutela che un tempo era l'attività istituzionale del Ministero sembrano non aver trovato posto nell'idea di Ministero proposto dall'attuale schema: Non sono attribuiti al Servizio I (che però su questi temi potrà e dovrà, evidentemente emanare circolari) e neppure al nuovo Servizio III, che si occuperà solo di sedi, appalti, valutazione dei dirigenti e trasparenza, in una accozzaglia di compiti giustapposti (quando sarebbe stato meglio un secondo servizio tecnico). Sembra, insomma che negli interessi del Ministro Bonisoli non sia centrale, come invece dovrebbe essere, recuperare il patrimonio documentario disperso o illecitamente esportato, incrementarlo mediante acquisizioni, vigilare sulle esportazioni. Come sembra non interessare al Ministro Bonisoli garantire la consultabilità della documentazione riservata, con buona pace di quanti, a partire dai familiari delle vittime, vorrebbero far luce sui momenti oscuri della storia della Repubblica, promuovere studi e ricerche, o, diffonderle tramite riviste specializzate. C'è di che dar ragione a quanti, nel mondo degli archivi di Stato, chiedono da tempo di uscire da un Ministero inconsapevole della funzione sociale oltre che culturale degli archivi per trasformarsi in una Agenzia indipendente o essere posti alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio.

L'ANAI intende promuovere con forza ogni possibile iniziativa perché questo decreto venga radicalmente modificato, così come sarà indispensabile modificare il DPCM ormai entrato in vigore e si augura che si esca tempestivamente dall'attuale situazione di crisi del governo e si creino le condizioni per una profonda revisione di una impostazione esclusivamente burocratica della gestione del MiBAC , raffazzonata e del tutto ignara della reale attività in un settore strategico per la pubblica amministrazione, e per l'identità del paese, quali sono gli archivi, custodi della storia e della memoria degli italiani e dell'Italia.

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Messaggioda Sergio P. Del Bello » 03/09/2019, 23:41

AgCult, 03/09/2019

Riorganizzazione Mibac, Nolè (Cisl Fp): condividiamo preoccupazioni dei Direttori degli Archivi

“Anche gli Archivi pagano un prezzo ‘salatissimo’ alla fretta con cui è stata portata avanti la Riforma Bonisoli. L’ennesimo svuotamento di un settore cruciale per la cultura italiana. Condividiamo in pieno le preoccupazioni che stanno venendo fuori dai Direttori degli Archivi di Stato”. Lo dichiara Giuseppe Nolè, Coordinatore nazionale Cisl Fp Mibac, commentando la lettera dei direttori di Archivio di Stato non dirigenziale – che AgCult ha potuto visionare - nella quale si sottolinea che il regolamento di riorganizzazione del Collegio Romano “presenta gravi criticità relative, specificatamente, all'ordinamento del sistema periferico degli Uffici statali che insistono sul territorio, in particolare nel settore dell'amministrazione archivistica”.

In particolare il Capo VI (Amministrazione periferica) del regolamento “introduce alcune sensibili modificazioni che andrebbero ad alterare l'attuale ripartizione delle competenze affidate, rispettivamente, alle Soprintendenze Archivistiche e Bibliografiche ed agli Archivi di Stato”. Tale alterazione, spiegano, non è “di scarsa portata: essa sancisce, di diritto e di fatto, la subordinazione degli Archivi alle Soprintendenze, senza tuttavia indicare l'entità delle funzioni esercitate dai due organi, né, tanto meno, la loro esatta ripartizione”.
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Re: Riforma del MIBACT: stato dell'arte

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 28/08/2019, 10:04

ICOM, 27/08/2019

Le riflessioni del Consiglio direttivo di ICOM Italia, sul DPCM 19 giugno 2019, n.76
e sui decreti ministeriali del 13, 14 e 16 agosto


Il Consiglio direttivo di ICOM Italia, riunitosi a Roma il 22 agosto, ha manifestato viva preoccupazione per gli effetti di alcune norme contenute nel DPCM 19 giugno 2019, n.76 e nei decreti ministeriali del 13, 14 e16 agosto, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione delle Direzioni territoriali delle reti museali e la limitazione dell’autonomia dei musei, in sintonia con una generale tendenza all’accentramento delle competenze che riguarda tanto la valorizzazione quanto la tutela e che riduce notevolmente l’azione degli organi periferici. ICOM Italia aveva già espresso alcune perplessità in merito al nuovo assetto organizzativo proposto dal ministro Bonisoli nel corso della veloce audizione del 20 marzo scorso e con una successiva nota scritta, pur manifestando apprezzamento per aver salvaguardato gli elementi fondamentali della riforma dei musei del 2014, in particolare

la conferma della definizione ICOM di museo e l’invito a considerare i musei come “luoghi vitali, inclusivi, capaci di promuovere la cultura” nella definizione del progetto culturale;
il riconoscimento dell’autonomia speciale di alcuni musei e dell’autonomia tecnico-scientifica di tutti i musei;
il mantenimento della Direzione Generale Musei, struttura di coordinamento e di indirizzo dei musei, potenziata con un ulteriore Servizio dedicato alle Reti e sistemi museali;
la presenza di strutture periferiche, rinominate direzioni territoriali delle reti museali, per coordinare la gestione e la fruizione di musei e luoghi della cultura statali e favorire l’integrazione delle politiche territoriali di valorizzazione, attraverso accordi con altri soggetti pubblici e privati, la creazione di reti, etc.;
l’attuazione del Sistema museale nazionale, comprendente musei e altri istituti di diversa tipologia e proprietà accreditati in base a criteri di qualità.
Ora l’analisi puntuale del DPCM 19 giugno 2019, n.76 – in vigore dal 22 agosto – e dei decreti ministeriali del 13, 14, 16 agosto, porta a evidenziare alcune criticità.
I. L’AUTONOMIA DEGLI ISTITUTI
II. IL SISTEMA MUSEALE NAZIONALE. COMPETENZE STATALI E REGIONALI
III. LE DIREZIONI TERRITORIALI DI RETI MUSEALI
IV. PROFESSIONALITA’ MUSEALI
V. ORGANI CONSULTIVI
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Re: Riforma del MIBACT: stato dell'arte

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 10/08/2019, 17:46

AgCult, 10/08/2019

Mibac, la crisi di governo mette a rischio anche parte della riforma?

In ballo ci sono i decreti attuativi che devono intervenire sulle nuove strutture introdotte con il Regolamento Bonisoli

La Riforma del Ministero dei Beni culturali messa a punto dal ministro Alberto Bonisoli entrerà in vigore il 22 agosto. Ma non tutte le norme previste saranno subito operative. Molte, soprattutto le maggiori novità organizzative introdotte rispetto all’assetto attuale (le direzioni territoriali delle reti museali, la nuova Dg Contratti, i segretariati distrettuali, gli uffici esportazioni, etc), necessitano di disposizioni aggiuntive per andare a regime. Così è stato anche per il precedente regolamento targato Franceschini quando i decreti attuativi richiesero qualche mese prima di essere emanati. Ma come incide la crisi di governo aperta dalla Lega sul destino della riforma del Mibac?

Il rischio è che, nel caso in cui si optasse per la scelta di elezioni rapide o di un nuovo governo, il ministro Bonisoli non faccia in tempo a emanare i decreti necessari all’entrata in vigore completa del provvedimento. Infatti, se alcune norme da regolare successivamente presentano una natura strettamente tecnica, alcune riguardano invece scelte politiche ben precise che difficilmente gli uffici del ministero potranno prendere in assenza di un ministro a pieni poteri. La palla potrebbe passare quindi a un eventuale successore di Bonisoli.
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Ma anche - e soprattutto -, ci sono molte altre scelte da compiere politicamente molto significative: ci sono ad esempio oltre 90 caselle che devono essere distribuite tra segretariati distrettuali, direzioni territoriali delle reti museali, uffici esportazioni e soprintendenze.

Insomma, la partita della riforma è tutt’altro che chiusa e la crisi di governo potrebbe renderla ancora più ingarbugliata a meno che al ministero non abbiano già pronti i decreti attuativi da emanare in tempi brevi. Anzi, brevissimi.
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Re: Riforma del MIBACT: stato dell'arte

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 08/08/2019, 7:14

La riorganizzazione del MiBAC è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale

DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 19 giugno 2019, n. 76

Regolamento di organizzazione del Ministero per i beni e le attivita' culturali, degli uffici di diretta collaborazione del Ministro e dell'Organismo indipendente di valutazione della performance. (19G00081) (GU Serie Generale n.184 del 07-08-2019)
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Re: Riforma del MIBACT: stato dell'arte

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 03/08/2019, 23:16

AgCult, 01/08/2019

Dl Cultura, via libera dalla Camera. Prossima settimana al Senato per ok definitivo
A Montecitorio introdotte alcune limitate modifiche rispetto al testo già approvato a Palazzo Madama. Favorevoli 272, nessun contrario e 170 astenuti

La Camera dei deputati ha approvato il Decreto Cultura con 272 voti favorevoli, 170 astenuti e nessun contrario. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato in terza lettura per il via libera definitivo (senza essere ulteriormente modificato). Nel corso dell’esame a Montecitorio sono state introdotte alcune limitate modifiche all’impianto varato da Palazzo Madama. Innanzitutto in commissione è stata introdotta una correzione tecnica sulle percentuali da riservare ai precari delle fondazioni lirico sinfoniche in occasione dei concorsi che potranno effettuare fino al 2021. In aula invece sono state apportate tre modifiche al testo: tra cui una sull’adeguamento alla normativa antincendio per gli edifici scolastici e una sugli Istituti superiori musicali non statali e Accademie di belle arti. Presentati inoltre 19 ordini del giorno, di cui due respinti.
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Messaggioda Sergio P. Del Bello » 11/07/2019, 8:28

Mountain Wilderness, 10/07/2019

Soprintendenze: l’allarme del Comitato etico scientifico di Mountain Wilderness

La proposta di concedere ad alcune regioni settentrionali uno status analogo a quello delle regioni a statuto speciale, include come corollario non marginale l’abolizione delle soprintendenze dipendenti dal MIBAC. Cedere agli appetiti regionali le competenze primarie in materia di tutela naturalistica, archeologica, artistica significa semplicemente abbattere l’ultima e già fin troppo fragile barriera esistente contro l’aggressione dei basilari valori culturali nei quali si rispecchia la storia dell’Italia; valori che un localismo interpretato come astioso e presuntuoso antagonista dello Stato centrale ( e non come armonica proiezione sui territori dei principi su cui si fonda la comunità nazionale), difficilmente riuscirebbe a difendere contro la pressione troppo contigua di convenienze -e connivenze – tribali di corto respiro.
Le soprintendenze, con tutti i loro limiti e difetti, rappresentano oggi l’unico punto di riferimento al quale ricorrere per arginare una deriva così carica di minacce. Constatiamo con sgomento che i media non hanno riservato fino ad oggi a questo incombente potenziale tradimento l’attenzione che meriterebbe. Si discorre ad oltranza e giustamente sugli effetti del riscaldamento planetario, sulle frane, sulle alluvioni, sul ritiro dei ghiacciai, sull’inquinamento atmosferico, ma poi – venendo al pratico – si evita di accennare ai rischi gravissimi che incombono –oggi più che mai – sulla tutela del paesaggio naturale, del paesaggio agrario, e sulle emergenze architettoniche che vi insistono. Il fatto che l’ambientalismo, nel sentire diffuso, abbia perso “appeal” non giustifica l’abbandono della bellezza identitaria nelle mani di chi è interessato a corroderla e deturparla, pur celebrandone in astratto i pregi. In questo momento storico è’ imperativo non privarsi delle armi a disposizione delle Soprintendenze nazionali. Bisogna che tutte le persone di buona volontà puntino i piedi, escano allo scoperto, nel tentativo di riportare questi temi al centro dell’attenzione del nostro paese.
Il muro di indifferenza che contribuisce a rendere ciechi e sordi tanti nostri connazionali va sfidato ed infranto prima che sia troppo tardi. L’unica via che riusciamo a individuare richiede, come punto di partenza, un’ efficace cassa di risonanza mediatica. Solo grazie ad un simile stimolo la classe politica potrebbe finalmente rendersi conto della posta in gioco. E correre ai ripari.


Firmano per il Comitato Etico Scientifico di Mountain Wilderness Italia
Luisella Battaglia, Luisa Bonesio, Salvatore Bragantini, Duccio Canestrini, Erri De Luca, Sandro Gogna, Carlo Alberto Graziani, Vittorio Emiliani, Cesare Lasen, Sandro Lovari, Paolo Maddalena, Ugo Mattei, Franco Michielis, Carlo Alberto Pinelli, Matteo Righetto, Salvatore Settis, Franco Tomatis, Stefano Unterthiner, Kurt Diemberger, Massimo Frezzotti, Stefano Sylos Labini.
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Re: Riforma del MIBACT: stato dell'arte

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 25/06/2019, 0:20

ANAI - Osservazioni sulla bozza di DPCM di riorganizzazione del Mibac

Roma, 18 giugno 2019
Ai Componenti della VII Commissione permanente della Camera dei Deputati
Ai Componenti della VII Commissione permanente del Senato
Al Presidente del Comitato tecnico scientifico per gli archivi
e p.c.
All'on.le Ministro per i beni e le attività culturali
Al Capo di Gabinetto
Al Segretario generale
Al Direttore generale Archivi

Oggetto: osservazioni sulla bozza di DPCM di riorganizzazione del Mibac
L'Associazione nazionale archivistica italiana ha preso visione del testo dell'ennesima riorganizzazione del Ministero. Per quanto riguarda i beni archivistici si registrano una serie di scelte che rischiano di pregiudicare sensibilmente l'efficacia e l'efficienza dell'attività di tutela, che costituisce la missione istituzionale del Ministero nei confronti del settore.
In particolare, suscita notevole preoccupazione l'accavallarsi di competenze genericamente definite (e in alcuni casi nemmeno coerenti con la normativa in materia) fra più uffici, quali il Segretariato generale, la Direzione generale Organizzazione e la Direzione generale Archivi in materia di digitalizzazione dei processi e dematerializzazione dei flussi documentali, ovvero una attività strategica per tutta la pubblica amministrazione, rispetto alla quale la Direzione generale Archivi ha, finora, operato con la competente Agenzia per l'Italia digitale alla definizione di linee guida e specifiche
tecniche. Inoltre, la generica previsione di un coordinamento in capo al Segretario generale di una non specificata attività di digitalizzazione del patrimonio sembra non considerare adeguatamente la natura eminentemente tecnica di tale attività e i requisiti e standard specifici di ogni settore, per l'interoperabilità dei quali gli Istituti centrali competenti (neppure menzionati in proposito nella bozza di dPCM) già da tempo stanno lavorando. Inoltre, mentre si apprezza l'attribuzione di un terzo servizio alla Direzione generale Archivi, non si può che esprimere un forte dissenso per l'attribuzione alle Soprintendenze archivistiche e bibliografiche di un compito di coordinamento rispetto agli Archivi di Stato che, alla luce delle attribuzioni amministrative conferite ai Segretariati distrettuali e all' autonomia tecnico scientifica che il dPCM riconosce agli Archivi di Stato, appare quanto mai fumoso, superfluo e penalizzante rispetto ai compiti di tutela delle Soprintendenze medesime. Gli Archivi di Stato diventerebbero "articolazioni" delle Soprintendenze, dopo una storia di autonomo rapporto con la Direzione generale che data almeno dal 1939.
...


OSSERVAZIONI SULLA BOZZA DI DPCM DI RIORGANIZZAZIONE DEL MIBAC
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Re: Riforma del MIBACT: stato dell'arte

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 24/06/2019, 8:19

IRPA, 20/06/2019

L’insostenibile leggerezza ovvero la “nuova” riorganizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali (Mibac)

Il 19 giugno 2019 il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo regolamento di organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali (Mibac) (qui il testo per il Consiglio). È il risultato di quasi un anno di lavoro, un tempo concesso lo scorso luglio a tutti i dicasteri per potersi riorganizzare utilizzando uno strumento più rapido, un d.P.C.M. – e non un d.P.R. – e senza dover chiedere parere al Consiglio di Stato (il nuovo Governo, in sostanza, ha usato lo stesso strumento dei governi precedenti, che tuttavia avevano sempre previsto termini più rapidi – pochi mesi – per poter giustificare la deroga al procedimento ordinario).

Il testo – che stranamente non è stato esaminato dal Consiglio superiore “Beni culturali e paesaggistici”, come è invece sempre avvenuto per i regolamenti di organizzazione del Ministero – scaturisce dalle proposte di una task-force interna. Il nuovo regolamento sostituisce per intero il precedente (d.P.C.M. n. 171 del 2014), anche se ne conserva gran parte dei contenuti: una scelta poco comprensibile sotto il profilo tecnico, soprattutto se si considera che il testo non riordina tutte le fonti che disciplinano l’organizzazione del Ministero, né abroga espressamente, pur indicandolo in premessa, il d.m. 23 gennaio 2016, che dunque ancora oggi regola la Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio e le soprintendenze uniche.

Le poche ma gravi novità di questa ennesima riorganizzazione, che avrebbero potuto essere anche inserite nel d.P.C.M. n. 171 del 2014 senza riprodurre ex novo un intero testo in larga parte identico al precedente, riguardano quattro aspetti, cui corrispondono altrettanti effetti nefasti sulla struttura del Ministero: l’ipertrofia del centro; la mortificazione dell’amministrazione periferica; l’indebolimento del sistema museale; il caos in materia di esportazioni.
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