In questi giorni su molti giornali si parla della caccia agli archivi del Datagate e della libertà di stampa in pericolo.
Nel mirino sono i giornalisti del Guardian che custodiscono i segreti dell’ex consulente Cia Edward Snowden, la talpa che ha rivelato il grande scandalo delle intercettazioni illegali messo in atto dagli Usa attraverso l’Agenzia nazionale per la sicurezza (Nsa).
Alan Rusbridger, direttore del britannico Guardian, il quotidiano che ha fatto scoppiare il caso insieme al Wasghington Post, ha denunciato le pressioni dei servizi segreti e del governo inglese per farsi consegnare le informazioni sul Datagate: «Siamo stati obbligati a distruggere gli archivi con le prove», ha scritto in un lungo editoriale, pur ribadendo che il suo giornale non intende recedere. Si può immaginare che dei documenti digitali possano essere facilmente copiati e trasferiti in luoghi sicuri.
Del resto anche il nostro "armadio della vergogna" delle stragi dimenticate, come narrato da Mimmo Franzinelli in "
Le stragi nascoste. L'armadio della vergogna: impunità e rimozione dei crimini di guerra nazifascisti 1943-2001" (Mondadori, Milano, 2003), è un episodio che racconta della pericolosità degli archivi, anche se fortunatamente non vennero distrutti.
Ma quanti altri archivi e documenti "pericolosi" sono andati distrutti?
Fatti simili sono avvenuti e avvengono in ogni epoca e in ogni parte del mondo, specie dove le vicende storiche e i conflitti di potere generano o degenerano in guerra.
http://it.wikipedia.org/wiki/Armadio_della_Vergognahttp://www.mimmofranzinelli.it/tool/hom ... 1,55,58,71Salvaguardare gli archivi deve diventare un imperativo tutelato dalla carta dei diritti dell'uomo, insieme alla possibilità dell'oblio dei dati personali di chi non ha avuto ruoli pubblici. Il difficile equilibrio tra il diritto di cronaca che si fa storia e la riservatezza personale.