AS MI: trovato sui registri il batterio della peste del 1630

AS MI: trovato sui registri il batterio della peste del 1630

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 26/01/2018, 1:23

Ultima Voce, 24/01/2018, Carmen Morello

La Peste Dei “Promessi Sposi” Ritrovata Negli Archvi Del 1630

La scoperta è avvenuta all'incirca un mese fa a Milano.
Chi si ricorda le ore passate a studiare il romanzo storico di Manzoni? Milioni di (ex)studenti. Ancora più memorabili sono state le pagine dedicate alla peste descritta in esso. Ed ora l’hanno ritrovata…


“Chi non muore si rivede”, così recita un ironico modo di dire. Ma questa volta è successo “letteralmente”. Mentre, al giorno d’oggi, in tutta Italia imperversa il virus dell’influenza, un tempo erano altre le malattie che colpivano le persone. Una, in particolar modo, è stata tra le più devastanti. Stiamo parlando della peste, sì la peste dei Promessi sposi, a cui Manzoni ha dedicato gli ultimi capitoli del suo celebre romanzo. L’autore ha scritto alcune tra le pagine più tragiche della letteratura, trattando dell’epidemia del 1630-1631. La peste dei Promessi sposi ha decimato la popolazione della Milano di allora: i morti furono ben 60 mila, per un totale di 160 mila in tutto il Ducato. Una vera e propria strage, in sostanza gli abitanti furono dimezzati dall’epidemia.

Una sorpresa dall’Archivio di Stato
Poco più di un mese fa, presso l’Archivio di Stato di Milano è stata presentata una ricerca alquanto singolare. Su alcune pagine dei registri di morte del 1630 sono state rinvenute le proteine del batterio Yersinia pestis, ovvero proprio quello che ha provocato la peste dei Promessi sposi. Tale batterio porta il nome del suo scopritore, Alexander Yersin, il primo ad identificarla nel 1894. Ma com’è stato possibile un ritrovamento del genere? È stato un docente del Politecnico di Milano, il chimico Pier Giorgio Righetti, assieme alla Spectrophon Ltd (società israeliana) a svolgere la ricerca. Ma le indagini sui registri non hanno in alcun modo previsto il danneggiamento degli stessi. Esiste un metodo innovativo per verificare la presenza di eventuali molecole rimaste su documenti o quadri, senza “grattarli” e senza prelevarne alcun pezzo. In pratica, un polimoro chiamato EVA (ossia, EtilVinilAcetato) viene mescolato a delle resine e applicato su un dischetto. Tale dischetto viene poi poggiato sul foglio, da cui “cattura” il materiale organico, senza intaccare il foglio stesso.
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