Archivio Storico Araldico: quali necessita per l'Araldica

Archivio Storico Araldico: quali necessita per l'Araldica

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 02/10/2017, 13:21

Il Giornale d'Italia, 01/09/2017, Pietro Cappellari,

L'Araldica, una scienza nel solco della tradizione
Intervista al prof. Bruno Ronco, fondatore e Direttore dell’Archivio Storico Araldico Italiano

Parla Bruno Ronco, esperto in Araldica e Genealogia, fondatore e Direttore dell’Archivio Storico Araldico Italiano, che pone una serie di interessanti spunti di riflessione per legislatori e appassionati.
Che cosa è l’araldica?
Rispondere a questa domanda con poche e semplici parole non è facile. Cercherò di fare del mio meglio. Quando si dice “araldica” si pensa subito ad un titolo nobiliare, ma non è così: l’araldica, che io chiamo “scienza ausiliaria della storia”, è infatti ancor oggi utilizzata a vari livelli. Ogni Comune per esempio ha un suo stemma (questa è la cosiddetta Araldica Civica). Anche nella Chiesa cattolica, inoltre, Vescovi, Arcivescovi, Cardinali e lo stesso Pontefice fanno uso di uno stemma che li contraddistingue (in questo caso parliamo di “Araldica Ecclesiastica”). Va detto poi che, pur facendo attenzione a non confondere l'araldica con un logo o un marchio, si può affermare che guardando forma ed elementi che compongono lo scudetto di alcune squadre di calcio, a mio avviso in qualche caso si può parlare di veri e propri stemmi araldici.
Secondo alcuni studiosi, l'araldica nasce ai tempi delle crociate, quando i combattenti, vestiti di tutto punto con le loro armature, non riuscivano a riconoscersi: chi era l’amico e chi era il nemico? Per risolvere il problema, qualcuno decise di creare un segno di identificazione: da qui la nascita degli scudi di protezione con dipinto un simbolo. L’Araldica degli scudi venne poi introdotta nei tornei e nelle giostre di cavalieri, anche in questo caso come simbolo di riconoscimento, per consentire al pubblico di capire chi era il cavaliere per il quale tifava.

Con il passare dei secoli, l'Araldica venne quindi utilizzata da alcune famiglie come segno distintivo: da qui l'araldica dei nobili. Ogni famiglia ebbe quindi un proprio stemma. Non si creda però che soli le famiglie aristocratiche potessero alzare propria arme gentilizia (lo stemma). Esistevano infatti anche stemmi concessi per “distinta civiltà”, volgarmente chiamati “Stemmi borghesi”. Una curiosità: l'araldica ha delle precise regole per quanto riguarda i colori (smalti), i metalli (oro e argento), le figure e gli elementi che compongono uno stemma. Di tutto questo era responsabile una figura chiamata “Araldo”, che decideva come comporre uno stemma e poi lo registrava in appositi registri chiamati armoriali, stemmari, blasonari. E doveva vigilare attentamente che gli stemmi stessi non fossero usurpati o usati in modo inappropriato.

Come era giuridicamente regolata l'araldica durante il Regno d’Italia?
Durante il Regno d’Italia (Savoia) venne istituita la Consulta Araldica del Regno, organo composto da alcune persone che svolgevano lo stesso lavoro che secoli prima veniva svolto dall’Araldo, come descritto nella precedente risposta.
In questi ultimi 70 anni, cosa è accaduto in Italia per quanto riguarda l’araldica?
Con la caduta del Regno d’Italia e la nascita della Repubblica, è accaduto che con la XIV disposizione detta “transitoria e finale” della Costituzione della Repubblica Italiana è stata sancita l’abolizione della Consulta Araldica ed il non riconoscimento dei titoli nobiliari.
Una sorta di “Consulta Araldica” venne poi riformata ed attualmente esiste un ufficio denominato “Ufficio Onorificenze e Araldica Pubblica”, che opera sotto la Presidenza del Consiglio dei ministri e svolge alcune funzioni che erano della cessata Consulta Araldica: in pratica si occupa solo ed esclusivamente della tutela degli stemmi di Enti Pubblici (Comuni – Comunità ecc. ecc.)

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Quali sono le necessità per chi studia l’araldica oggi? Quali interventi il legislatore dovrà predisporre perché un patrimonio così vasto non vada perduto o squalificato?
Le necessità ed anche virtù di chi studia oggi l’araldica o di chi vuole cimentarsi in questo percorso, sono le stesse che occorrono per qualsiasi strada si voglia percorrere. Ovvero tanta passione, tanta voglia di studiare e qualche soldino per poter entrare in possesso di pubblicazioni e opere bibliografiche (senza di queste si può fare poco o nulla). Molte fonti letterarie, stemmari, blasonari, enciclopedie, sono conservate presso gli Archivi di Stato di parecchie città: si comincia dunque con un lavoro da “topo d'archivio”. Va detto che per fortuna in molti Archivi di Stato i Direttori e/o responsabili sono parecchio sensibili all’araldica e stanno cercando di riportare in luce molte pubblicazioni anche in forma di microfilm o digitalizzazione.

Quello che a mio avviso dovrebbe fare il legislatore è tutelare al meglio questo nostro patrimonio storico, portarlo nelle scuole, far conoscere la vera storia del nostro Paese e non solo quella che può far comodo. La Costituzione Italiana ha abolito la Consulta Araldica e l’uso dei titoli nobiliari, ma nessuno potrà mai permettersi il lusso di abolire la storia, quella vera. Nessuno potrà mai permettersi di cercare di far dimenticare la storia dei nostri avi, bravi o cattivi, ricchi o poveri che siano stati: questa storia è la base della civiltà, la base del valore più importante: il valore della famiglia!

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Sergio P. Del Bello
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