da Rossella Manzo » 05/04/2009, 13:36
Martedì 31 marzo, presso l’Isec, all’interno del corso di scrittura I documenti raccontano, Roberto Grassi, ha scambiato due parole su questa iniziativa partendo dal suo libro La voce delle streghe.
Dopo la lettura dell’attacco, che lui ha definito un po’ crudo ma necessario per introdurre l’atmosfera dell’epoca, la discussione ha proseguito con il riassunto del libro e l’indicazione delle modalità pratiche per la realizzazione dello stesso.
Si parte dalla documentazione conservata negli archivi.
Chi decide quale storia? Hanno domandato dal pubblico.
Di solito attraverso una segnalazione di un amico archivista o attraverso il casuale ritrovamento di una documentazione sulla quale si sente che la storia che si sta per raccontare produce una emozione non solo razionale ma fisica, una storia percepita “dalla pancia”, che ha una validità ancora attuale.
Per mettere giù una narrazione credibile occorre:
1) tenere conto della mentalità dell’epoca
2) trattare in modo adeguato e critico gli atti del processo (nel caso delle streghe preso come riferimento, dei documenti d’archivio che si analizzano, in generale)
3) esaminare la bibliografia relativa all’argomento oggetto di trattazione (nel caso specifico la lotta alle streghe e il contesto storico)
4) individuare gli elementi che suggeriscono l’ambientazione (come era la chiesa, che caratteristiche avevano le persone, come vestivano, come si muovevano, dove erano le carceri, la sala di tortura, chi erano i giudici ecc.)
5) conoscere molto bene il terreno in cui i personaggi si muovono.
Con riferimento a La voce delle streghe, le fonti consultate sono state gli atti dei processi.
Grassi ha sottolineato che queste fonti hanno una spiccata tendenza alla falsità perché si basano principalmente su fattori ideologici.
La fonte è costruita in modo fasullo.
In questo caso l’elemento più difficile è capire quale sia il confine tra la realtà e la finzione: occorre cercare di comprendere cosa sia effettivamente accaduto o se quanto è raccontato dai testimoni sia frutto di pura fantasia e pregiudizio.
In questo caso, quindi, le FONTI MENTONO.
Occorre stare attenti allora non solo a quanto è stato detto, che potrebbe essere un falso, ma anche ai silenzi, a quanto viene volutamente omesso.
Inoltre è importante avere ben chiaro che i documenti che abbiamo tra le mani, mettono a disposizione tante informazioni indirette: per esempio, ci si può fare un quadro ben chiaro della psicologia dei personaggi.
É importante portare alla luce la documentazione dei singoli, perché la storia delle singole persone ci parla di un’epoca molto di più di quanto non lo possano fare i libri di storia, definiamola ufficiale.
Quando si hanno i documenti in mano, occorre stabilire quale sarà il momento culmine della narrazione, perché è solo questo che terrà su l’intera storia e la renderà interessante.
Quando tutti gli elementi che sono alla base del racconto sono presenti, ecco che si è pronti per scrivere la storia che sarà, inventata nelle parti dove mancano le informazioni, e reale in quella ispirata dalle parole lette sui documenti originari.
Altre domande dal pubblico e poi un esperimento.
Perché non creare storie partendo da una fotografia?
Però su questo punto, a detta della scrivente, siamo solo nella pura e semplice invenzione, ci allontaniamo dalla narrazione reale per immergerci nella interpretazione personale. Però ci allontaniamo dalla logica de I documenti raccontano.
Rossella