I documenti raccontano - incontro con R. Grassi all'Isec

Re: I documenti raccontano - incontro con R. Grassi all'Isec

Messaggioda roberto grassi » 14/04/2009, 17:27

Aggiungo all'ultimo post un suggerimento di lettura. In altra sezione del forum viene segnalata la rivista Storia e futuro. Ricordo che ospita una rubrica, "Immagini", di grande interesse per il tema della fotografia come fonte storica. Nell'ultimo numero, il 19, è presente, non inserito tuttavia nella citata rubrica, un contributo di Raffaella Biscioni sulla "Propaganda fotografica dei danni al patrimonio artistico durante la seconda guerra mondiale". Qui: http://www.storiaefuturo.com/it/numero_ ... ~1226.html.
Contributo significativo, nonostante qualche inspiegabile trascuratezza redazionale, perchè, come si diceva, "si tratta di documenti pensati per trasmettere, in un certo modo e a un certo pubblico, un determinato contenuto".
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Re: I documenti raccontano - incontro con R. Grassi all'Isec

Messaggioda roberto grassi » 08/04/2009, 15:28

Credo che una fotografia, al pari di ogni altro documento, vada letta con grande attenzione a partire dal contesto di produzione e di conservazione oltre che, naturalmente, dai contesti storici generali. Occorre poi verificare se il fatto che ci trasmette è attestato da altre fonti. Se esistono studi pertinenti o affini ecc. Insomma la ricerca. Da questo punto di vista il mio esercizio, come ho avuto modo di dire, non era affatto esemplare.
Va da sè che una immagine recente che ritrae luoghi, situazioni o personaggi che ci sono noti, una immagine che parla direttamente al nostro vissuto, richiede uno sforzo di ricerca inferiore rispetto ad una che raffigura, che so, epoche remote o ambienti esotici.
Quando una imagine, fotografica o di altro genere, ci colpisce o ci omoziona o magari anche ci irrita, secondo me, dovremmo in primo luogo cercare di comprenderla. Cioè affrontarla con gli strumenti della critica.
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Re: I documenti raccontano - incontro con R. Grassi all'Isec

Messaggioda Rossella Manzo » 07/04/2009, 22:34

Grazie della risposta
Quindi se uno vede una foto, e inizia a scrivere, così d'istinto su quello che in quel momento pensa di voler scrivere, ma non fa un lavoro di ricerca, è fuori della logica che lei ha pensato quando ha presentato questo esperimento?
se sì allora, in concreto, come si dovrebbe procedere, intendo i diversi passi partendo dalla pagina dell'Isec e quindi al momento in cui ci si imbatte in una foto che "si sente dalla pancia" :-)
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Re: I documenti raccontano - incontro con R. Grassi all'Isec

Messaggioda roberto grassi » 07/04/2009, 14:26

Vedo che l'argomento la appassiona. Sono contento e le rispondo volentieri sperando di non incorrere nelle ire di Sergio (eh eh).
Non abbiamo una grande esperienza riguardo all'abbinamento di immagini fotografiche (ma direi di immagini tout court) e testi narrativi. Il primo tentativo è stato fatto con un servizio fotografico di Toni Nicolini, poi c'è stato quell'esercizio presentato ad ISEC sulla foto del fondo Fontanella (che ho riproposto sul blog). Tutto lì. Le risposte ai suoi quesiti dunque non possono che essere provvisorie. Siamo un po’ come apprendisti stregoni.

La fotografia, anche quella cosiddetta di documentazione, è una fonte che va trattata con particolare riguardo. Trattandosi di un documento espressamente progettato per comunicare manifesta una speciale vocazione alla manipolazione, alla rappresentazione parziale, soggettiva. Questa della parzialità e del carattere “ideologico”, a ben guardare, è caratteristica comune a molti altri tipi di atti ma per le foto un pò di più. Proprio perché, ripeto, si tratta di documenti pensati per trasmettere, in un certo modo e a un certo pubblico, un determinato contenuto.

Un testo narrativo è costituito di varie componenti: una trama, dei personaggi, dei dialoghi … e soprattutto un ambiente (un mondo) entro cui deve muoversi, con coerenza, la storia. La manualistica di scrittura creativa è sterminata e non sempre unanime ma sui principali ingredienti di un racconto più o meno concordano tutti. Una immagine fotografica ci consegna alcuni di questi elementi, non tutti: ambiente e personaggi, in primis. A volte, penso al caso dei reportage, è possibile che ci trasmetta anche una sequenza di momenti da cui eventualmente derivare una trama.

Secondo me, in questo tema specifico, la “fedeltà” al documento si traduce nella corretta narrazione degli elementi che costituiscono l’immagine: ambiente, personaggi e, eventualmente, sequenza (brandelli di trama). Molte delle informazioni essenziali risiedono, per così dire, all’interno del documento fotografico; altri li si ricava dai contesti, in primis quelli archivistici, di produzione e conservazione. Raccontare una immagine, soprattutto se solitaria, richiede comunque una certa dose di inventiva. In questo concordo con le sue affermazioni. Ma l’invenzione è inversamente proporzionale al numero degli elementi informativi a nostra disposizione. Come ogni altro documento, la fotografia va esaminata con gli strumenti della critica. Il mio esercizio sulla immagine di Fontanella era, appunto, solo un esercizio che intendeva indicare una direzione di lavoro e uno spunto metodologico. Non pretendeva di costituire in alcun modo un modello esemplare
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Re: I documenti raccontano - incontro con R. Grassi all'Isec

Messaggioda Rossella Manzo » 06/04/2009, 22:38

Quindi se io prendo una fotografia dal fondo Fontanella dell'Isec, non posso partire e fare una storia da quello che mi ispira e mi fa venire in mente in quel momento?
Se vedo delle contadine e due persone devo prima andare ad accertarmi che cosa voleva il fotografo, in che contesto ha operato, chi erano effettivamente le persone ritratte, in quale momento ecc?
é così?
Ma se è così, non diventa impossibile creare una storia da una singola foto?
al massimo la si può creare da una serie di foto in sequenza. E anche qui siamo sempre nella pura fantasia.
QUesto punto della lezione non mi è rimasto molto chiaro.
grazie
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Re: I documenti raccontano - incontro con R. Grassi all'Isec

Messaggioda roberto grassi » 06/04/2009, 11:24

Grazie davvero a Rossella Manzo per la diffusa e puntuale relazione sulla serata a ISEC.
Una piccola aggiunta e una puntualizzazione.
La formula "cercare storie e restituire racconti" funziona piuttosto bene come proposta per le scuole dove ha incontrato un certo successo perchè consente, tra l'altro, di far percepire la storia non come una astrazione. Nei lavori con i ragazzi, l'adesione al "realmente accaduto" è interpretata con una certa libertà. Diverso il caso di testi più ambiziosi, come intendeva essere appunto La voce delle streghe dove l'adesione ai fatti documentati è centrale. Per questa ragione è imprescindibile un accostamento critico alle fonti.
Il rapporto tra documento fotografico e eleborato narrativo meriterebbe forse un approfondimento. Certo è che il grado di rappresentazione del reale da parte della fotografia è diverso rispetto a quello di altri documenti. Nè maggiore, nè minore. Diverso. Identico però deve essere invece l'impegno di esegesi che, per le fotografie, mi pare per certi versi più delicato.
Sul blog, di tanto in tanto, approfondisco queste tematiche, eventualmente gli si può dare un'occhiata.
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I documenti raccontano - incontro con R. Grassi all'Isec

Messaggioda Rossella Manzo » 05/04/2009, 13:36

Martedì 31 marzo, presso l’Isec, all’interno del corso di scrittura I documenti raccontano, Roberto Grassi, ha scambiato due parole su questa iniziativa partendo dal suo libro La voce delle streghe.
Dopo la lettura dell’attacco, che lui ha definito un po’ crudo ma necessario per introdurre l’atmosfera dell’epoca, la discussione ha proseguito con il riassunto del libro e l’indicazione delle modalità pratiche per la realizzazione dello stesso.
Si parte dalla documentazione conservata negli archivi.
Chi decide quale storia? Hanno domandato dal pubblico.
Di solito attraverso una segnalazione di un amico archivista o attraverso il casuale ritrovamento di una documentazione sulla quale si sente che la storia che si sta per raccontare produce una emozione non solo razionale ma fisica, una storia percepita “dalla pancia”, che ha una validità ancora attuale.
Per mettere giù una narrazione credibile occorre:
1) tenere conto della mentalità dell’epoca
2) trattare in modo adeguato e critico gli atti del processo (nel caso delle streghe preso come riferimento, dei documenti d’archivio che si analizzano, in generale)
3) esaminare la bibliografia relativa all’argomento oggetto di trattazione (nel caso specifico la lotta alle streghe e il contesto storico)
4) individuare gli elementi che suggeriscono l’ambientazione (come era la chiesa, che caratteristiche avevano le persone, come vestivano, come si muovevano, dove erano le carceri, la sala di tortura, chi erano i giudici ecc.)
5) conoscere molto bene il terreno in cui i personaggi si muovono.

Con riferimento a La voce delle streghe, le fonti consultate sono state gli atti dei processi.
Grassi ha sottolineato che queste fonti hanno una spiccata tendenza alla falsità perché si basano principalmente su fattori ideologici.
La fonte è costruita in modo fasullo.
In questo caso l’elemento più difficile è capire quale sia il confine tra la realtà e la finzione: occorre cercare di comprendere cosa sia effettivamente accaduto o se quanto è raccontato dai testimoni sia frutto di pura fantasia e pregiudizio.
In questo caso, quindi, le FONTI MENTONO.
Occorre stare attenti allora non solo a quanto è stato detto, che potrebbe essere un falso, ma anche ai silenzi, a quanto viene volutamente omesso.
Inoltre è importante avere ben chiaro che i documenti che abbiamo tra le mani, mettono a disposizione tante informazioni indirette: per esempio, ci si può fare un quadro ben chiaro della psicologia dei personaggi.
É importante portare alla luce la documentazione dei singoli, perché la storia delle singole persone ci parla di un’epoca molto di più di quanto non lo possano fare i libri di storia, definiamola ufficiale.
Quando si hanno i documenti in mano, occorre stabilire quale sarà il momento culmine della narrazione, perché è solo questo che terrà su l’intera storia e la renderà interessante.
Quando tutti gli elementi che sono alla base del racconto sono presenti, ecco che si è pronti per scrivere la storia che sarà, inventata nelle parti dove mancano le informazioni, e reale in quella ispirata dalle parole lette sui documenti originari.
Altre domande dal pubblico e poi un esperimento.
Perché non creare storie partendo da una fotografia?
Però su questo punto, a detta della scrivente, siamo solo nella pura e semplice invenzione, ci allontaniamo dalla narrazione reale per immergerci nella interpretazione personale. Però ci allontaniamo dalla logica de I documenti raccontano.
Rossella
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