la Repubblica
Venezia, la ricerca dei dottorandi si infrange contro l'Archivio di Stato off limitsE' uno dei maggiori al mondo. Ma gli ingressi sono contingentati. Per colpa del Covid e della mancanza di personale, sostiene il dirtettore. Ma gli studenti si ribellano: "Così il nostro lavoro non va avanti". E i prof gli danno manforte. Tra proteste e proposte
Il sogno di intraprendere una carriera accademica potrebbe infrangersi per colpa di rigide norme burocratiche. Non manca tanto alla fine del progetto sulla Venezia e il Rinascimento di un giovane ricercatore, ma anni e anni di fatica, passati a scovare documenti tra gli scaffali di biblioteche e archivi, negli ultimi mesi sono stati messi a dura prova. Marco, nome di fantasia dello studioso di Venezia, non vuole rendere nota la sua identità per paura di ritorsioni che potrebbero rallentare ancora di più e ancora una volta il suo lavoro di ricerca. A breve dovrà consegnare il suo studio, ma le regole super restrittive, per molti ricercatori imposte per scelta dal direttore Gianni Penzo Doria, hanno l’effetto di rendere le analisi dei documenti un calvario. E non solo per lui. In uno dei luoghi più importanti al mondo per la ricerca, l’Archivio di Stato di Venezia, vigono ancora le norme anti Covid-19, nonostante due recenti circolari della Direzione generali archivi (Dga) invitino le strutture ad allentare le restrizioni, come fatto in molte altre sedi.
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"RISPOSTA DAI TONI OFFENSIVI"
Per l’autrice e ricercatrice Francesca Medioli più volte gli studiosi hanno cercato di dialogare con il direttore, invano. “Il direttore sfrutta un’endemica carenza di personale per non riaprire a tutti gli effetti l’Archivio”, spiega la studiosa allieva di Carlo Ginzburg. “Io stessa lo scorso maggio ho scritto un civile reclamo circa i pezzi in quarantena e non in deposito come avrebbero dovuto essere come da circolare ministeriale dell’agosto 2020, ma mi è stato risposto che la richiesta era irricevibile e dai toni estremamente offensivi”.
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MANCANZA DI PERSONALE, UNA PIAGA PER MOLTI ARCHIVI
Il problema del personale è una nota dolente che sta seriamente mettendo in difficoltà sempre di più gli Archivi italiani, scrigni di documenti inestimabili, fonti di scoperte e luoghi sacri per la memoria. L’Archivio di Stato di Venezia è a rischio di collasso e questo è l’unico punto su cui studiosi e direttore sono d’accordo, ma non è il solo in Italia. La situazione è grave per tutto il centinaio di Archivi di Stato che nel 2022 si stima che avranno 279 archivisti operativi contro i 600 che servirebbero. All'Archivio di Stato di Camerino, per evitare la chiusura, sono stati chiamati a supporto i destinatari del reddito di cittadinanza. Futuro incerto anche per Genova e Foggia. Il problema è anche che manca il turnover, come dimostra ancora una volta tristemente l’Archivio di Stato veneziano che è orfano anche di un fotografo, l’ultimo andato in pensione da poco. Il dramma non è sfuggito al Senato che un mese fa ha chiesto di approfondire la situazione in tutto lo Stivale. Da Nord a Sud l’onda di crisi sta via via crescendo e peggiorando, trasformandosi in un vero è proprio tsunami che rischia di rendere inaccessibili i templi della conoscenza.