Protocollo: trasparenza e privacy sono in conflitto?

Protocollo: trasparenza e privacy sono in conflitto?

Messaggioda Sergio P. Del Bello » 19/11/2018, 9:37

CantieriPA, 13/11/2018 Gianni Penzo Doria, Direttore generale Università dell’Insubria

Principio di antropotutela: il protocollo informatico non è social

La burocrazia italiana alberga spesso nelle posizioni di comodo. Una di queste consiste nel non volere o nel non sapere distinguere ciò che riguarda la protezione dei dati da ciò che riguarda la loro diffusione. Meglio, più semplicemente, da una parte agire nella trasparenza totale, rimaneggiando artigianalmente il concetto di total disclosure; oppure, dall’altra, rendere tutto pervicacemente non accessibile, improvvisando inesistenti questioni di riservatezza.

Davvero trasparenza e privacy sono in conflitto permanente?
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Su questo, la Dichiarazione universale sugli archivi del 2010 è incentrata sull’aspetto civile della conservazione delle memorie delle amministrazioni pubbliche, avendo come base fondamentale la trasparenza e il controllo sociale: «Gli archivi conservano testimonianza delle decisioni adottate, delle azioni svolte e delle memorie accumulate. Gli archivi costituiscono un patrimonio unico e insostituibile, trasmesso di generazione in generazione. I documenti archivistici sono gestiti fin dalla loro creazione in modo da preservarne il valore e il significato. Essi sono fonti affidabili di informazione per una amministrazione responsabile e trasparente. Essi giocano un ruolo essenziale nello sviluppo delle società, contribuendo alla costituzione e alla salvaguardia della memoria individuale e collettiva. L’accesso agli archivi arricchisce la nostra conoscenza della società umana, promuove la democrazia, tutela i diritti dei cittadini e migliora la qualità della vita».

Uno degli strumenti di corredo coevi più importanti per la corretta sedimentazione degli archivi è il registro di protocollo come atto pubblico di fede privilegiata. Pertanto, ogni registrazione non è assimilabile a un post diffuso in rete a beneficio di una indiscriminata pluralità di soggetti potenzialmente interessati. Di contro, deve essere trattato da chi esercita una funzione specifica, consultabile da chi ne ha diritto, titolare anche del diritto alla riservatezza. Insomma, il protocollo informatico non è social per intrinseca natura e si tratta, a ben guardare, di un principio di antropotutela da difendere a garanzia dei più elementari principi di civiltà.
Sergio P. Del Bello
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