Blog di Giuliano Volpe, [20/07/2016]
Reclutamento e futuro delle riforme
La prossima settimana si terrà la prima prova selettiva del concorso MiBACT per 500 posti di funzionario tecnico-scientifico, con varie figure professionali (5 posti per antropologo, 90 per archeologo, 130 per architetto, 95 per archivista, 25 per bibliotecario, 5 per demoantropologo, 30 per promozione e comunicazione, 80 per restauratore, 40 per storico dell’arte). Si tratta di un indubbio successo del ministro Dario Franceschini.
È un concorso importante, atteso da almeno dieci anni, salutato da tutti con consenso, sia pure con la consapevolezza che i 500 nuovi posti non siano sufficienti per colmare gli attuali vuoti e e quelli che si produrranno con gli ormai imminenti pensionamenti di massa. È un concorso importante perché da questa selezione (ancor di più se, come speriamo, il numero complessivo dovesse essere raddoppiato, come ha richiesto il ministro per la prossima legge di stabilità) dipende – a mio parere – molto del successo delle riforme in corso. L’immissione di forze fresche e di competenze nuove è quanto serve per dare slancio a riforme che altrimenti rischierebbero di naufragare per l’oggettiva mancanza dell’energia necessaria per la loro applicazione oltre che per le tante resistenze.
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Da tempo sostengo l’opportunità di superare definitivamente la prassi dei mega-concorsi banditi ogni 10 anni, con migliaia di candidati, che in passato hanno determinato immissioni di massa, provocando il blocco per intere generazioni e uno scarso controllo sulle qualità individuali.
Sarebbe necessario introdurre un sistema che preveda pochi posti tutti gli anni, sulla base di una seria pianificazione.
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