Archim, 19/10/2017
Ma che fine ha fatto la riforma delle Scuole di APD?
Vogliamo cogliere l’occasione per riproporre la questione della formazione. In un contesto lavorativo che oscilla tra precarietà e disoccupazione, in un mondo professionale che richiede sempre più competenze (dalla paleografia ai linguaggi di mark-up), in un mercato in cui i giovani e le giovani laureate non riescono a trovare una loro collocazione e il volontariato ha sostituito il lavoro salariato, ci chiediamo: qual è il destino delle nuove generazioni di archivisti e archiviste? E di conseguenza, qual è il destino degli archivi?
Inevitabilmente il cambiamento deve partire dalle basi, dalla formazione.
Nel lontano 2012 il MIBACT aveva pubblicato uno schema di regolamento per le nuove Scuole di Archivistica e Diplomatica, Archim nel 2015 aveva proposto alcuni emendamenti.
Che fine ha fatto la riforma delle Scuole di APD? Il tentativo di sopprimerle è forse il motivo per cui questo regolamento non viene approvato? Quanto ancora andremo avanti formando le nuove leve privandole di competenze che il mercato richiede?
Di seguito riproponiamo gli emendamenti presentati da Archim.
Proposte emendative al testo di riforma del Regolamento delle Scuole di Archivistica, Paleografia e Diplomatica, trasmesso dalla Direzione Generale per gli Archivi in data 24.04.2012 con nota prot. n. 7791, class. 31.10.10.01/1
Art. 5 – Corsi per addetti a compiti e servizi archivistici
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Art. 6 – Convenzioni
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Art. 9 – Organizzazione didattica delle Scuole
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Art. 10 – modalità di ammissione al corso di specializzazione
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Art. 16 – Numero programmato
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Art. 19 – Esami di profitto e prova di esame
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Considerazioni generali
Il Gruppo di professionisti ARCH.I.M. non sostiene, neppure in ipotesi, la chiusura di alcuna attuale Scuola d’Archivio presente sul territorio nazionale, poiché ciò renderebbe difficile l’avvicinamento di tanti giovani all’archivistica e agli studi tipici delle Scuole d’Archivistica Paleografia e Diplomatica. Una riforma che voglia dirsi tale non può prevedere, neppure in futuro, inopinate chiusure delle istituzioni formative: quando ciò accade è una sconfitta per tutti, a partire dallo Stato stesso.
Proprio per scongiurare tale ipotesi, e sulla considerazione che sia le riforme sia il successo delle attività dell’amministrazione pubblica camminano sulle gambe degli uomini, il Gruppo ARCH.I.M. chiede al Ministro, al Segretario generale ed alla Direzione Generale per gli Archivi, alla Direzione Generale Educazione e Ricerca di:
far sì che l’attuazione della Riforma contemplata dal presente Regolamento, in ogni sua parte, entri stabilmente nel piano delle performance assegnate ai Direttori degli Archivi di Stato, in attuazione del d.lgs 150/2009;
avviare una strategia di promozione delle potenzialità delle Scuole d’Archivio presso il Ministero della Funzione Pubblica, affinché la formazione dei dipendenti pubblici in ordine alla gestione degli archivi (correnti, di deposito e storici), all’attuazione del CAD e allo sviluppo di parti significative dell’Agenda digitale (protocollo informatico, fascicolo sanitario elettronico, fascicolo socio-sanitario elettronico, cartelle sociali, fatturazione elettronica, ecc.) per le parti di competenza, venga affidata prioritariamente alle Scuole d’Archivio, invece che ad altri soggetti privati, tanto in un’ottica di promozione della formazione affidata a soggetti esperti ratione materiae, tanto in un’ottica di spending review della P.A. Tale scelta produrrebbe consistenti risparmi dei costi annuali destinati alla formazione dei dipendenti pubblici ma, in caso di convenzioni, anche forme di introito per l’amministrazione archivistica;
condividere il Regolamento di riforma delle Scuole di Archivistica, Paleografia e Diplomatica in sede di Conferenza Stato-Regioni, affinché anche le singole Regioni, per la parte di loro competenza, collaborino e promuovano attivamente le dette Scuole tanto in ordine alla formazione dei dipendenti delle amministrazioni locali, in particolare per ciò che riguarda il CAD, attraverso cui passa un significativo sviluppo dell’Agenda digitale, tanto in ordine a corsi attivabili in questo ambito per l’Alta formazione regionale finanziata col Fondo Sociale Europeo, in vista dello sviluppo di capacità formative di grande interesse per le imprese ed altri soggetti di natura privata;
vigilare affinché i rapporti con le Università ed altri centri di Alta formazione settoriale vengano effettivamente perseguiti e non restino lettera morta come, purtroppo, è stato per l’art. 14 del DPR 1409/1963, mai applicato in molte realtà del paese.
Gli estensori
Raffaele Di Costanzo
Sara Vian
con la collaborazione di Aldo Maugeri