Agenda Digitale, Filippo Trifiletti, direttore generale Accredia, 21/02/2017
Accredia, ecco perché le nuove regole sulla conservazione
La conservazione dei documenti digitali si estende a nuovi ambiti (fatture,giustizia, sanità), e sono necessari poteri di controllo, certificazioni, e misure di privacy adeguate. Così Accredia spiega sul nostro sito il senso della Circolare n° 36/2016, che ora sta rivedendo
Recentemente sono state sollevate delle osservazioni, da parte delle Associazioni che raggruppano gli operatori della conservazione a norma, sul modo in cui si procede, in Italia, all’accreditamento di Conservatori Digitali. Si tratta di osservazioni non prive di fondamento, in particolare riportate nell’articolo a firma di Nicola Savino, Rossella Ragosta e Alfonso Pisani, che inducono a una risposta, necessaria per fare chiarezza sui ruoli e sugli intenti di tale importante processo.
Come noto ACCREDIA non opera di propria iniziativa, nel definire e rendere disponibile al mercato uno schema di accreditamento. Sono sempre le cosiddette Parti Interessate che ne promuovono l’attivazione. ACCREDIA non elabora norme, ma applica quelle definite o validate da altre parti interessate, come le Amministrazioni competenti, o gli enti di normazione. Nella fattispecie della conservazione a norma, il legislatore ha previsto l’equiparazione di questo servizio a un servizio fiduciario a livello nazionale. Si tratta di una decisione che non sta ad ACCREDIA discutere. Peraltro, in modo del tutto coerente con la finalità di questo articolo, si può dire che il concetto di conservazione ha assunto un ruolo di crescente importanza nel Paese e, probabilmente, non era possibile che tale servizio sfuggisse alla identificazione di una disciplina adeguata per garantire il mercato.
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Il cosiddetto “accreditamento pubblico” dei conservatori, occorre ricordarlo, è una responsabilità della sola AgID e non degli Organismi di Certificazione. Questi, possono e devono essere considerati responsabili della diligenza qualificata e della esaustività (seppur su base campionaria) dello svolgimento del processo istruttorio. Quest’ultimo fornirà evidenza di una maggiore o minore schermatura dai rischi legati alle minacce alle infrastrutture dei conservatori, a seconda della robustezza delle analisi e degli approfondimenti che la stessa Agenzia per l’Italia Digitale richiederà che vengano eseguiti.
In conclusione, ACCREDIA applica le regole che le PA competenti le indicano. Oggi, sulla base delle nuove indicazioni provenienti da AgID, stiamo rivedendo la Circolare n° 36/2016 già citata. Non sta ad ACCREDIA decidere se tale revisione sarà una cosa giusta e utile al Paese, anche se non possiamo non rilevare che si vanno ad alleggerire dei presidi importanti, che erano stati progettati per garantire il mercato sul fronte della sicurezza delle informazioni e dell’operatività dei conservatori. Le conseguenze delle citate di queste scelte politiche saranno di pertinenza di tutti i Cittadini e di tutte le Imprese, Associazioni e Istituzioni che si appoggeranno, volontariamente o meno, ai processi di conservazione.