Antimafia duelima, Karim El Sadi, 30/11/2022
Stragi e non solo, mancano carte negli archivi di Stato
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L’Archivio Flamigni denuncia: “Un 'buco nero' al ministero dei Trasporti. Impossibile non pensare al dolo”. Critiche alla direttiva Renzi sulle desecretazioni
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Ma quale futuro possono costruire i giovani se pezzi di un passato - per giunta mai del tutto tramontato - risultano inaccessibili per via dell’assenza della documentazione propria a chiarire le vicende che lo hanno maggiormente caratterizzato? Quale memoria può essere studiata, e quindi giudicata, se molti dei suoi tasselli sono andati perduti nel tempo, o altri sono stati abilmente alterati con depistaggi? E’ la domanda che ci siamo fatti leggendo la prima (sconcertante) relazione del Comitato Consultivo sulle attività di archiviazione che ha segnalato l’assenza copiosa di carte nei vari archivi dello Stato riguardanti le principali stragi e misteri della prima Repubblica.
Secondo la relazione buona parte dei carteggi, verbali, ritagli di giornale, intercettazioni, missive (e via dicendo) sono introvabili in quanto smarriti in “spostamenti” da ufficio a ufficio, da archivio ad archivio. Un danno di elevata portata per la memoria del Paese e soprattutto per la ricerca della verità tutt’oggi non pienamente raggiunta dopo 30-40-50 anni (e oltre) sui fatti che hanno macchiato la storia del nostro Paese. Per capirne di più abbiamo quindi contattato Ilaria Moroni, direttrice dell’“Archivio Flamigni”, dedicato alla memoria dell’ex partigiano e senatore.
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Arriviamo alla famosa “Direttiva Renzi”. A Pasqua 2014, in un’intervista a Repubblica, l’ex premier annunciò in pompa magna, cogliendo di sorpresa un po' tutti, la decisione di “desecretare gli atti delle stragi dal 1969 a 1984 e di trasferirli all’archivio di Stato”. Si tratta di documenti che partivano, almeno in teoria, dalla strage di piazza Fontana fino a quella del Rapido 904. Nel saggio che hai scritto con Benedetta Tobagi, dal titolo “Direttiva Renzi e le carte sulle stragi”, tu critichi duramente quella direttiva.
Esatto. La “Direttiva Renzi” parte da Matteo Renzi stesso e ha riguardato principalmente Aisi, Aise e Dis, cioè i servizi segreti. La critica è anzitutto dovuta al fatto che quella desecretazione non era stata nemmeno concordata con il ministero della Cultura, che doveva essere il soggetto destinatario delle carte. E nessuna delle associazioni dei familiari venne informata
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Nella relazione il comitato consultivo si è concentrato anche sulla direttiva Draghi del 2021 in cui è stato dato un forte impulso alla desecretazione su altre stragi della prima Repubblica ma soprattutto sulla loggia P2 e Gladio.
Sì, non ci si poteva soffermare, come avevamo detto anche noi, al periodo delle stragi nominate dalla direttiva Renzi, cioè fino al 1984, come se Gladio e P2 non fossero mai esistiti o come se argomenti correlati a questo non esistessero. Quindi il governo Draghi ha esteso la direttiva, ma è ancora troppo presto per capire se ci sono dei buchi anche qui perché ancora la documentazione non è ordinata e non è disponibile per il pubblico in quanto i documenti, una volta versati all’archivio centrale dello Stato e negli archivi territoriali, non sono immediatamente consultabili perché vanno prima ordinati, digitalizzati e inseriti in una banca dati. Quindi adesso noi non sappiamo realmente che cosa è stato versato. E sono molto curiosa anche perché ho visto tanti versamenti in questi anni per le direttive e non vorrei che anche questi siano “omissati”, come si dice in gergo, ossia, aventi cancellazioni di nomi, luoghi e via dicendo. Cioè documenti neri dove non puoi leggere nulla.
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